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Il Rifugio
Il rifugio Larezila, è uno dei più antichi insediamenti ladini della Valle di Fassa: si trova a 1800 metri di quota in una radura incantevole sull'Alpe di Lusia, qualche chilometro sopra la partenza della cabinovia Lusia nel Comune di Moena.
La zona era abitata fin dagli inizi del 1700, e il nome "larezila" deriva da "larice" o "lariceto" (bosco di larici).
La famiglia Iellici gestisce da sempre il proprio rifugio e attualmente è Angelo, noto come l’Angel de Larezila, che mantiene vive le tradizioni e la filosofia di vita dei suoi avi, amanti rispettosi della montagna e della natura, curando con attenzione ogni particolare per creare un’atmosfera calda, ospitale e famigliare in cui immergersi e rilassarsi godendo del caminetto acceso, del panorama, del sole sulle poltrone in giardino, gustando qualche piatto tipico della cucina ladina.
“Rifugisti… ultimi emigranti!”
Si è svolto, pochi giorni fa, l’incontro annuale dei gestori di quelle case alte che sono i rifugi della nostra Provincia…
Ci siamo accorti che siamo gli ultimi emigranti del Trentino, insieme a qualche malgaro, e questo, a parte tutto, ci inorgoglisce ma non al punto da renderci ciechi e non capire che anche noi dobbiamo, almeno in parte, cambiare e chiederci in tutta onestà quello che i nostri clienti vogliono e cercano nelle nostre aziende.
Io, come forse altri, ho un sogno che il rifugista o il rifugiato, come lo chiamo io, abbia, in un futuro, che non deve essere lontano, quella disponibilità economica, tenendo conto che il personaggio in questione, ed io lo conosco, è uno che si sa accontentare, che gli permetta di staccarsi da quei mille compiti che lo coinvolgono notte e giorno per il funzionamento della sua azienda.
Troppe volte, infatti, è costretto a spaccarsi in cento uomini e donne: idraulico, elettricista, “sturatore di fogne”, cuoco, cameriere, portatore, fiscalista, tecnico dell’igiene, lavapiatti etc. e possa fare finalmente il suo lavoro del “Maestro di montagna”!
Questo è quello che vogliono i nostri clienti quando entrano nelle nostre aziende: una persona che li accolga, che dica loro della nostra vita, delle montagne che ci circondano e che tante volte ci levano pure il respiro, dei prati, dei boschi, della caccia e di com'era la vita ai vecchi tempi e anche di come viverla e rispettarla questa, ancora per fortuna non troppo martoriata, montagna.
In fondo anche a Mosè gli è stato ordinato di salire la montagna per le dieci migliori regole di vita, certo non gli è stato detto di scendere un attimo in spiaggia a prendere i comandamenti e questo, a parte tutto, che uno creda o non creda, avrà pure un significato!
Il rifugista, insomma, come punto di riferimento per chi s’inerpica verso l’alto, e poi ben venga il panino, le pietanze, anche poche, ma ben curate, piene di sapori… ma alla fine di tutto questo i nostri clienti, ospiti nelle nostre aziende, devono scendere a valle non tanto con in bocca quei buoni sapori dello speck stagionato e della polenta ben cotta, che possono assaporare oramai dappertutto, anche nella piazza centrale, ma con incuneato nel loro cuore un attimo di ricchezza in più, trovata a buon mercato!
I nostri ospiti devono ripetersi che non avrebbero mai immaginato che in un rifugio in mezzo al bosco o dove si spaccano due montagne, ci possa essere tanta magia, tanta storia e tanto da scoprire, da imparare al punto da doverci assolutamente tornare.
Lo so, è un sogno per noi rifugisti ancora troppo attenti a far quadrare i bilanci, al punto da non poterci ancora permettere un collaboratore in più che ci svincoli da quelle quotidiane mansioni, ma ci dobbiamo pensare, chiedendo ancora una volta aiuto a chi ci può aiutare.
Non è per ingordigia, ma ci sono troppe incognite nel nostro lavoro che ci mettono ansia e ci frenano nel rischiare: quaranta giorni di buona affluenza in un anno sono pochi, e poi chi ha il potere di controllare la pioggia o il bel tempo!
Forse per la mia generazione è già troppo tardi e siamo oramai destinati a continuare così, ma non so se uno dei nostri figli, tanti ancora piccoli, vedendoci fare i tuttologi di mille professioni per tenere aperta e funzionale la nostra attività, vorrà continuare o deciderà di non voler essere più uno degli ultimi emigranti della montagna e ci lascerà soli, per scegliere un lavoro più comodo, con meno incognite e che lo gratifichi di più!
Probabilmente saranno tanti ad abbandonarci e questo sarebbe un peccato… In fondo, ci perderemmo un po’ tutti!
Angel de Larezila
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