(tratto dal libro di Angelo “E poi il fuoco”)

Da noi era ed è, anche questo, un piatto importante perché permetteva di non sprecare gli avanzi: pane vecchio, latte, qualche salsiccia e culi di speck o salame.
S’impasta tutto con qualche uovo e un po’ d’erba cipollina, si fanno delle “balote” (palle) e si cuociono in brodo vegetale, poi si servono con lo stesso brodo o con spezzatino, burro fuso e salvia ed in cento altri modi.
Tantissimi anni fa, avevo un’esperta cuoca, era bravissima ai fornelli ed in particolare per fare queste vecchie pietanze, ma sui canederli nessuno riusciva a superarla, avevano un certo gusto…
Era velocissima anche se, in un incidente, anni prima aveva perso l’uso della mano sinistra.
Si destreggiava in cucina con molta maestria, anche solo con una mano, era rapidissima a creare l’impasto ma mi chiedevo sempre come facesse a fare quelle palline quando normalmente avrebbe avuto bisogno dell’uso di tutte e due le mani.
Lo scoprii per caso un giorno, entrando all’improvviso in cucina, era lì nel suo candido grembiule ma stranamente senza la bianca camicetta, questo m’incuriosì.
La vidi prendere con la sua unica mano un pezzo dell’impasto, non si era accorta che la osservavo, lo soppesava da grande esperta che era, poi alzando il moncone del braccio sinistro, mettendo a nudo le sue ascelle pelose, modellava proprio lì, i suoi tondi e succulenti canederli.
Avevo scoperto finalmente perché erano così buoni! »…